Decollano, forse, gli attaccanti. Non decolla, di sicuro, l’attacco. Resta profondamente deficitario il rendimento del reparto avanzato del Torino, che non in pochi hanno esitato a definire “sprecone“, soprattutto in relazione alle ultime partite casalinghe. Laddove è stato superato l’ostacolo dell’orario della partita (alle 12.30 il Torino ha spesso dato vita a partite da sbadigli), a frenare ogni entusiasmo è stato il fatto che, di fronte a qualcosa come 15 occasioni, Glik e compagni siano riusciti a concretizzarne una sola.
Un’azione bella, per altro, figlia di un ottimo lavoro dei due interpreti principi del reparto avanzato granata: Immobile fa il bello e il cattivo tempo sulla sinistra, si accentra e passa ad Acquah che tira, con Belotti lesto a ribattere a rete, andando a incrementare il suo bottino personale (è record in Serie A), con la speranza che una porticina in Nazionale si possa aprire. Ed è proprio questo il punto.
Belotti, nel Toro, non sta facendo male. Potrebbe fare di più, come tutti, ma sta rendendo secondo le aspettative. E Immobile, tornato a gennaio, ha dato una verve maggiore alla manovra del Toro, non trovando però ancora quella lucidità che, un anno e mezzo fa, fecero sognare tutto l’ambiente granata. Manca però sempre quel quid alla squadra perché possa diventare (o tornare a essere) effettivamente concreta. E la cura del gol, oltre che nel modulo, può forse proprio arrivare da un allenamento intensivo che permetta di ritrovare quella freddezza necessaria a tornare a essere, davvero, una corazzata sotto porta. Che è poi quel che, più di tutti, manca a questo Torino. La paura non può più essere un alibi: la reazione è davvero necessaria.