La prova, sul campo, è stata superata. Se il Torino non ha particolarmente brillato contro un Carpi volenteroso ma qualitativamente molto povero, è anche vero che qualche insidia la formazione di Castori avrebbe potuto crearla. Proprio per la forza della disperazione. E la scelta del tecnico di affidarsi a Mbakogu, trascinatore lo scorso anno in Serie B, era volta proprio a questo: tenere il gruppo, lo zoccolo duro, compatto, nella speranza che gli oggettivi limiti tecnici venissero così scavalcati. Ma Kamil Glik ha saputo bene arginare l’avversario d’attacco, senza, in verità, particolari patemi.
Delle sette palle perse dal giocatore emiliano, infatti, ben 4 sono per merito del capitano granata, che ha concesso poco o nulla al fisicamente dotato attaccante, nell’arco dei 75′ in cui quest’ultimo è stato impegnato. Pochi, pochissimi pericoli creati dalle parti di Padelli, soprattutto perché il centrale polacco ha saputo amministrare bene la retroguardia nei suoi meccanismi. Meno bene, in verità, è stato Glik in fase di impostazione, con qualche palla persa di troppo, e, in generale, nella gestione del nervosismo: il difensore risulta infatti tra i quattro ammoniti dell’incontro, e tra questi è stato pure il primo a vedersi sventolare in faccia il cartellino giallo.
Il duello di Torino-Carpi, quindi, viene aggiudicato dal capitano granata, che, però, a fine partita ha lasciato adito a qualche discorso di troppo. Non era lui, infatti, tra i trascinatori del gruppo che è andato a omaggiare la Maratona e tutto lo stadio per la grande risposta di pubblico in una partita, tra l’altro, particolarmente noiosa. Figlio del nervosismo, probabilmente, ma un episodio che non è andato giù a molti dei tifosi presenti. Ora, dopo la prova sufficiente di ieri, il capitano, trascinatore lo scorso anno della squadra, è chiamato a ripetersi contro avversari ben più impegnativi come quelli che indossano la casacca del Milan. Dare un segnale sul campo è il primo, e forse migliore, modo per gettarsi alle spalle tutti i momenti maggiormente negativi. E il Toro, quest’anno, ne ha vissuti davvero parecchi.