Nessun colpo di coda. Il mercato in entrata del Toro si è concluso lo stesso giorno in cui è cominciato, e cioè con l’arrivo di Ciro Immobile: un passaggio di consegne tra il figliol prodigo ritrovato e Fabio Quagliarella. Nemmeno un minuto di gioco insieme per i due: del resto da quando l’ex Siviglia è rientrato in squadra il numero ventisette ha visto il campo con il binocolo. Una lunga serie di panchine, preludio dell’addio, in un mese di gennaio segnato anche dalle polemiche con i tifosi. Non inganni quanto accaduto: il destino di Quagliarella era già segnato, ancor prima del gesto del San Paolo, della contestazione della curva, dell’ironia sul web e della lettera di scuse. Difficilmente avrebbe accettato la panchina così spesso e la ricerca di un attaccante d’alto profilo già a dicembre (quando il Toro ha iniziato a seguire Kramaric) aveva già cominciato a mettere in discussione la sua permanenza.

Per dare un voto a questa sessione di mercato si dovrebbero lasciare da parte le aspettative, a meno che queste non coincidano con le esigenze. Ed è il caso, lampante, del vice-Baselli, da chiunque (compreso Ventura che ancora ieri ha ricordato che il giocatore non può sostenere certi ritmi) invocato a gran voce. Invano, però. Alla rosa costruita da Cairo la scorsa estate, quando il presidente aveva acquistato giocatori giovani, nel giro della Nazionale, non erano necessari molti ritocchi. Un vice-Baselli sì, perché se mercato di riparazione si chiama quello di gennaio allora serviva correre ai ripari dopo l’idea finora poco felice di tesserare Obi.

Questa l’esigenza, la lacuna che il Toro non ha saputo colmare, la nota stonata di un mercato invernale condotto in fin dei conti come quelli precedenti (poche operazioni, pochi stravolgimenti). Il ritorno di Ciro ha rivitalizzato un reparto, quello offensivo, che si ritrova ora con una coppia che si può definire titolare, un Maxi Lopez che non si sa quando ritornerà a disposizione, un Martinez che ha ancora bisogno di crescere e di poter sbagliare senza pressioni e un Amauri che, chissà se per necessita o altro, potrà addirittura tornare in gioco pur non essendo mai stato preso in considerazione da Ventura.

 

Si è deciso di rimandare a giugno la questione portiere e di non acquistare un uomo di qualità a centrocampo (poteva essere El Kaddouri). Dopo l’ottima operazione Immobile, quindi, il Toro si è fermato, valutando la rosa attualmente a disposizione di Ventura come adeguatamente attrezzata per risollevarsi e tornare ad essere quella di inizio stagione. In fondo gli uomini erano gli stessi: tocca ora all’allenatore fare in modo che la sorpresa di inizio stagione non sorprenda troppo, nel senso opposto. 

 


Toro, rifinitura in Sisport per Glik e compagni

La rassegna stampa del 2 febbraio 2016