Quelle maniche tirate su, quando era il momento di caricare. Quello sguardo fiero, rivolto verso un obiettivo che non poteva non essere vincente. Valentino Mazzola, in effetti, vincente lo è sempre stato. Lui che ha fatto le fortune Venezia per due anni (dal 1940 al 1942) prima di diventare il simbolo, il cuore pulsante di quel Grande Torino che “solo il fato vinse“. Nasceva oggi, in un lontano, ma non sbiadito, 1919, a Cassano d’Adda, il Capitano dei Capitani del Toro, il simbolo di una squadra leggendaria per il calcio di tutto il mondo, che non smette di dimenticare quello che rappresentò la squadra granata negli anni Quaranta, che spopolò ovunque: in campionato come all’estero.
Centonovantacinque presenze, centodiciotto gol. Numeri da capogiro, già per l’epoca. Ma numeri che celano molto, moltissimo altro. Della sua vita privata si sa molto: dalle vicende matrimoniali non semplicissimi, a quei figli, Ferruccio e Sandro, che calcheranno le orme paterne. Della sua vita in campo, si sa ancora di più: un trascinatore, un riferimento sia durante, sia prima, sia dopo la partita. E non mancava mai di avere un contatto con chi sugli spalti continuava a gridare a squarciagola il suo nome.
Su quell’aereo non sarebbe nemmeno dovuto salire: ma aveva mantenuto la sua promessa di disputare la gara contro il Benfica, nonostante le sue condizioni fisiche non fossero al meglio. Una promessa fatale, che lo legherà per sempre al ricordo del Toro e del calcio di tutti i tempi. Oggi, avrebbe compiuto 97 anni. Il suo cuore, e quello che rappresenta, non ha mai smesso di vivere.