Una sconfitta che getta moltissime ombre sul Torino di Giampiero Ventura. All'”Olimpico”, nulla è andato come doveva, e i granata, che pur creano, non riescono a infilare nella porta difesa da Skorupski, andando anzi a subire la rete che li condannerà alla sconfitta. Ecco cosa è andato e cosa no nella partita di ieri.
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IL RECUPERO DI MAKSIMOVIC: se in casa granata si aveva la percezione che il giocatore fosse fondamentale per il reparto difensivo, con ieri se ne ha proprio la certezza. Delittuoso sarebbe lasciar partire il serbo in questo gennaio, perché praticamente insostituibile. Fuori per tre mesi, è rientrato e si è subito distinto per un paio di interventi importantissimi, oltre le giocate in fase di impostazione. La sua presenza è davvero necessaria, in questo Torino. Così come in molte altre squadre.
LA VENA DEL GOL DI MACCARONE: certi attaccanti segnano sempre, a qualsiasi età. E questa volta non hanno la maglia granata addosso. La lezione che “Big Mac” ha lasciato al reparto offensivo granata è di quelle davvero dure da digerire: in un’azione di fatto simile a quelle di Martinez (cioè praticamente solo davanti al portierei), lui non ha tradito, e ha realizzato una rete che vale 3 punti e, soprattutto, un mezzo sogno europeo. Sembrava finito, è rinato. Bravo Giampaolo a puntare su di lui.
FLOP
I MACROSCOPICI ERRORI SOTTO PORTA: quasi incommentabili, soprattutto quelli che riguardano Martinez. Vero, probabilmente con Quagliarella o Maxi Lopez in campo (entrambi meno dinamici), quelle occasioni forse non si sarebbero mai verificate. Ma è anche vero che, viceversa, i numeri 27 e 11 granata difficilmente le avrebbero sbagliate. Nel primo caso pesa probabilmente l’emozione dell’attaccante venezuelano, che viene rispolverato dopo tanto tempo e ha l’occasione di far esplodere di gioia l’Olimpico. Ma ricadere in quello stesso errore, qualche minuto dopo, è veramente poco scusabile. E anche Belotti, sempre molto volenteroso, ha dimostrato di non avere un feeling particolarmente felice con la porta avversaria. C’è molto della crisi degli attaccanti, in quella globale del Toro. Serviranno tante energie e tanta concentrazione per uscirne.
L’APATIA DELLA SQUADRA: sotto di 1-0, in casa, con lo stadio che ancora incitava, ci si sarebbe aspettati ben altro dal Toro. Vero, attaccare a testa bassa non sempre può aiutare. Ma non attaccare mai, di sicuro, non permette di raddrizzare le partite. Dopo la rete di Maccarone, la squadra granata conta due tiri: uno di Belotti e uno, allo scadere, di Glik. In mezzo? Poco, quasi nulla. Pareggiare diventerebbe difficile anche per chi in rosa si ritrova con Messi o Cristiano Ronaldo.
I CAMBI… CHE NON CAMBIANO: tutti abbastanza telefonati. Forse troppo. Stupisce soprattutto la scelta di schierare Vives per Benassi, a pochi minuti dalla fine, quando forse si poteva osare qualcosa in più, anche senza inserire Quagliarella: magari avanzando Peres e schierando Avelar sulla sinistra, tentando un tridente. Il Toro non aveva più niente da perdere, e sbilanciarsi un po’ in avanti avrebbe forse permesso di assediare di più la squadra di Giampaolo, che di fatto ha faticato molto poco per legittimare il risultato. Riuscendoci comunque.