È passato un mese da quando in casa granata si cominciavano delle serie valutazioni sulla porta. Da allora, poco o nulla è cambiato. E la questione si fa drammatica. Il Torino di Ventura, tra i limiti che sta evidenziando in questo brutto periodo, ne ha uno che è ormai diventato una costante, dalla quale difficilmente potrà uscire se non entrerà nell’ordine delle idee che è necessario cambiare. Intervenendo in porta. Perché Daniele Padelli, ottimo professionista dentro e fuori dal campo, non ha dato concreti segni di risposta, dopo la topica nella partita contro la Roma (che già seguiva quelle nel derby e contro il Genoa). Anzi, soltanto ripensando alla gara di ieri, le gambe troppo, davvero troppo larghe nel posizionamento a chiusura della porta di Maccarone sono state una pecca non da poco. Un errore che, insieme al fatto che la fase difensiva non sia stata impeccabile, ha portato alla rete della vittoria dei toscani, andando ulteriormente a condizionare, in negativo, il rendimento dell’estremo difensore in maglia granata.

 

Si aggiunga che anche contro il Napoli, soprattutto in occasione del secondo gol, la copertura del palo è stata quantomeno rividebile, e che lo stesso Ventura, nella conferenza stampa di ieri, ha effettivamente amesso il “momento di difficoltà” del terzo portiere della Nazionale, e il gioco è fatto. La sostanza è chiara: non bastano tre buoni interventi (proprio ieri contro l’Empoli, ma anche contro il Napoli e contro l’Udinese) per dire che le cose possono cambiare. Ad oggi, la scommessa Padelli, da sempre molto dibattuta, non è vinta. Anche perché, in generale, di chiarezza sulla titolarità del giocatore, ce n’è sempre stata poca. Acquistato da Petrachi due anni fa a parametro zero, per svolgere il ruolo di vice Gillet, si è trovato titolare per un’intera stagione a causa della squalifica (più sottovalutata che inaspettata) dell’estremo difensore belga per le famigerate vicende del calcioscommesse.

 

L’anno successivo, il dualismo non gli ha certo giovato: dopo qualche partita – e qualche altra topica – le gerarchie si sono invertite, con Gillet divenuto titolare in campionato fino alla parentesi invernale di mercato, quando, forse davvero per la prima volta, si era deciso di accordare fiducia all’attuale numero 1 granata. Fiducia che solo in parte è stata ripagata, se si ripensa, per esempio, al clamoroso autogol che, proprio contro l’Empoli, tagliò di fatto le gambe a un Toro stanco ma ancora in corsa per l’Europa League. La situazione è complicata, e il mercato riparatore, per definizione, potrebbe portare quelle soluzioni che al Torino effettivamente mancano, visto che nemmeno Ichazo sembra godere di particolare considerazione. La capacità di sopportazione delle critiche, che a Padelli sicuramente non manca, deve essere affiancata a delle qualità che, per ora, a malapena si intravedono. Quando a monte le scelte si rivelano sbagliate, si deve avere la forza di saper cambiare. Perché raddrizzare una stagione che poteva, viste le premesse (non di certo campate in aria), essere decisamente positiva, non è impossibile. Basta avere un po’ di coraggio. E saper fare un passo indietro quando necessario.