Mentre a Torino si discute del numero di tiri in porta e delle occasioni create, distribuendo colpe un po’ alla sfiga e un po’ all’ambiente non totalmente sereno, altrove le parole hanno giĂ  lasciato il posto ai fatti. Accade su quei campi in cui squadre date per spacciate tentano di tirare su la testa per rincorrere la salvezza: meno chiacchiere, piĂą autocritica e piĂą punti. Tre, quelli che il Toro non porta a casa dal 28 novembre e che ieri Genoa e Palermo – solo per citare due realtĂ  in grossa difficoltĂ  in termini di classifica, di rendimento e anche di ambiente – hanno messo in saccoccia.

A Torino l’operazione è quella opposta: piĂą che alzare la testa sembra una gara a chi nasconde piĂą in fretta la propria sotto la sabbia, così da evitare domande e processi, oltre ad ammissioni di responsabilitĂ . Uno dei trucchi sembra essere quello di parlare degli assenti: ieri è stato il turno di Quagliarella, preservato per non essere dato in pasto ai tifosi, offesi dal comportamento dell’attaccante al San Paolo. “Perdere un giocatore come Quagliarella sarebbe come castrarsi da soli”, ha detto Ventura a fine partita. E allora perchĂ© il suo Toro si è castrato rinunciando dal primo minuto ad una pedina ritenuta così fondamentale? Forse gli ululati del San Paolo gli hanno impedito mercoledì di giocare e di avere anche la freddezza di calciare e trasformare un rigore?
Eppure il discorso sembra non valere per Padelli. Dice ancora Ventura: “Padelli, come chiunque altro, deve avere il carattere per reagire ai momenti di difficoltĂ . Chiunque si trovi in questa situazione, se vuole diventare un calciatore importante, deve saper reagire senza scaricare le colpe su altri, come i fischi dei tifosi”.

Tutto vero: ma sarebbe stato piĂą utile, per esempio, spiegare il perchĂ© della decisione di giocare con Martinez e non con Maxi Lopez, piĂą adatto alle pressioni e non certamente reduce da quaranta giorni lontano dal rettangolo verde. Spiegare l’enigma Avelar e risolverlo, evitando a Molinaro un’altra prestazione come quella di ieri.

Soprattutto sarebbe utile a Ventura comprendere il perchĂ© una squadra che a settembre era lodata per la sua consapevolezza e per il suo spirito combattivo non riesca piĂą a vincere, nemmeno con l’Empoli. Nemmeno, sì: perchĂ© sarĂ  anche la rivelazione del campionato ma è troppo poco per giustificare l’ennesimo ko. Il quarto di fila, considerando anche il derby di Coppa Italia: è il momento di capire quali colpe ha la squadra, quali chi l’ha costruita, quali chi la mette in campo. Ed è il caso di rimediare, senza perdere altro tempo. 


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