Il campionato si riposa, e si sveglia il calciomercato. Delle opportunità? Così vorrebbe Cairo, molto chiaro nella conferenza stampa al termine di Torino-Udinese. Anche se, forse, in questa parentesi di compravendita l’opportunità sarebbe meglio crearsela, piuttosto che attenderla. Sì, perché il Torino che sulla carta bene si era mosso in estate, sta mostrando delle lacune che dovranno essere colmate, se si vorrà centrare l’obiettivo europeo che, tacitamente ma nemmeno troppo, era stato prefissato a inizio stagione non casualmente, e nemmeno per eccesso di spocchia. Ma con altrettanto raziocinio è bene ora capire che due o addirittura tre acquisti siano necessari, per correggere la mira e disputare un girone di ritorno con più alti e meno bassi rispetto a quelli sinora visti.
I 22 punti restano, ed è un dato innegabile. Ma restano, per esempio, anche gli infortuni di un Obi non pervenuto (e chissà quando potrà davvero essere considerato abile e arruolabile, visto che la sua cartella clinica, anche all’Inter e al Parma, non era proprio stata immacolata) e il poco affidamento che, in generale, è stato fatto sui centrocampisti. Proprio nella linea mediana, un rinforzo si rende necessario: Baselli ha talento, ma è discontinuo; Acquah e Benassi soffrono ora qua ora là di pericolosi black out; Prcic è un oggetto misterioso; Gazzi viene impiegato con il contagocce, e non solo per questioni fisiche; Farnerud rientra da un infortunio al crociato, è in scadenza e difficilmente rinnoverà. Resta il solo Vives, l’unico giocatore su cui, effettivamente, Ventura ha mostrato di fare affidamento a occhi chiusi. Ma consegnare le chiavi del centrocampo per tutta la sfibrante stagione a un giocatore classe ’80 rischia di essere un po’ troppo rischioso, nonostante in granata l’ex Lecce stia vivendo una seconda giovinezza. Sulla linea mediana, quindi, un primo rinforzo si dimostra necessario. Lo sa il Toro, lo pensano i tifosi.
Come sanno in società che anche in attacco non si potrà restare così: con Amauri ai margini e Martinez poco impiegato e ancora a secco, restano Belotti, Maxi Lopez e Quagliarella, il cui apporto è venuto a mancare negli ultimi tre mesi, con tutte le conseguenze del caso. E se l’ex Palermo dimostra una crescita costante, ma ancora ben lontana da quella di Immobile, al quale era stato paragonato in passato, l’argentino non sembra in grado di poter reggere una gara per 90′, visto anche lo stato di forma non propriamente ottimale. Una scossa, anche nel reparto avanzato, previa la cessione di uno dei due giocatori citati all’inizio (Petrachi si sta muovendo in quella direzione), non può non essere considerata. Ma muovendosi su certezze di livello, che Ventura già conosce e senza dover aspettare dei mesi prima di vederle in campo.
E poi ci sarebbe la questione portiere, che a gennaio difficilmente vedrà delle prese di posizione, le quali servirebbero eccome. Padelli non sta disputando la sua migliore stagione in granata, Ichazo sembra ancora molto acerbo, e molti dei gol presi sinora potevano essere evitati. Ci sarà da lavorare, insomma, per fare in modo che le “opportunità” citate da Cairo effettivamente arrivano. Ventura, il Toro, ne hanno bisogno. Perché i rinnovi di Glik e Molinaro, gli ultimi della lista, sono importanti, ma non bastano a una formazione che in potenza può essere buona, che tuttavia necessita di puntelli non proprio di contorno per poterlo effettivamente diventare.