L’ultima gara dell’anno con l’amaro sapore dell’addio. Quella di domani potrebbe infatti essere l’ultima partita da professionista per Totò Di Natale, che già da diversi mesi aveva lasciato intuire come l’ipotesi di un addio anticipato al calcio, rispetto al termine della stagione, fosse più che concreta. “Sa tutto il presidente” continua a ripetere l’attaccante bianconero (376 presenze e 190 gol a Udine), “ogni scelta che farò, sarà di cuore“, chiude, non sciogliendo però alcuna riserva.

 

Ma quello di Torino potrebbe quindi essere l’ultimo campo che, in assoluto, il giocatore classe ’77 calcherà prima di attaccare gli scarpini al chiodo. Un addio sofferto, che già era stato meditato sempre in inverno lo scorso anno, ma con dinamiche ben diverse: allora ricevette dei fischi che reputò ingiusti dalla curva friulana, che contestava il suo capitano e, più in generale, l’andamento fallimentare della squadra. Una scelta di pancia, quella. Una di cuore, questa, da parte di un giocatore che ha capito i suoi limiti e che vuole chiudere in bellezza una carriera in ascesa sin da quando era all’Empoli di Baldini in A, in coppia con Tommaso Rocchi.

 

Un altro grande campione, un’altra grande bandiera del calcio italiano è pronta a dare l’addio al calcio giocato, lasciando un’eredità pesante a chi lo sostituirà e, soprattutto, a tutte le nuove leve, che faticano a diventare veri e propri idoli dei rispettivi ambienti. Per svariati motivi: economici in primis. Ma l’esempio di Di Natale può non cadere nel vuoto. Basta volerlo.

 


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