Sabato 17 ottobre 2015, dopo anni di chiacchiere, polemiche e promesse disattese, partiranno i lavori per la ricostruzione del nuovo stadio Filadelfia. Ottantanove anni dopo la sua inaugurazione verrĂ posata la prima pietra. Quello che vi proponiamo è un viaggio attraverso i decenni che hanno segnato la nascita del Tempio granata, la sua esaltazione grazie alle gesta del Grande Torino, il suo essere luogo di aggregazione e formazione per i giovani del vivaio, fino all’abbattimento, ai tentativi di ricostruzione e alla piĂą recente costituzione dell’attuale Fondazione Filadelfia. Approfondimenti ed interviste ai protagonisti, oltre ad alcune curiositĂ legate ai personaggi che hanno reso mitico quello che non è stato solo un semplice stadio.
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Angelo Zambruni (nella foto il terzo da sinistra, ndr) è ancora vivo e vegeto, si aggira furtivo per passione, ormai in pensione, ad osservare i ragazzini che si avvicinano al mondo del calcio. Sarebbe bello vederlo ancora alle prese tra scartoffie e burocrazia federale, tra tesseramenti e fototessere, a rimettere in ordine gli scaffali polverosi del vecchio Filadelfia dove per 45 anni il segretario del settore giovanile ha trascorso gli anni migliori di vita. L’Angelo dei baby granata è andato in pensione, rottamato anzitempo insieme all’Avvocato Cozzolino, il braccio e la mente del settore giovanile del Torino spazzati via da un colpo di spugna. Zambruni dal 1956 al 2001 nello stanzone semibuio del Fila ha ricevuto generazioni di genitori di baby granata, ha redatto migliaia di referti da gioco e distinte per gli arbitri, ha fatto da cuscinetto, da zuccherino, quando l’Avvocato Cozzolino era di luna storta e masticava amaro. Capitava di rado, ma quando succedeva era meglio girare alla larga. Ne sa qualcosa Sergio Vatta, che per anni è stato l’allenatore per eccellenza del settore giovanile. Toccava a Zambruni scortare gli arbitri nel cortile antistante il Fila per evitare il contatto con i tifosi inferociti, spettava al segretario inventare delle scuse con gli osservatori per giustificare la bocciatura di un talentino di piedi ma non di testa. Il segretario i baffi li tagliava sovente, li lasciava crescere ad inizio stagione, li tagliava per scommessa in caso di vittoria del Torneo di Viareggio.
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Chiuso per sempre il cancello del Fila, subappaltato il settore giovanile da Calleri prima, impoverito poi, Zambruni, che nel frattempo si era aggiornato, dalla vecchia Olivetti al computer, ha trasferito l’esperienza negli ultimi anni in Figc e per passione in un paio di piccole società torinesi. Sono solito incrociare l’amico Zambruni intorno a casa, in piazza Carducci per un caffè intriso di lucidi ricordi di un calcio che non c’è più. Quando lo stuzzico accennandogli l’Avvocato Cozzolino, gli occhi neri dell’Angelo granata si illuminano. “ Cozzolino era solito seguire le partite della Primavera dalle gradinate accanto al calcio d’angolo. Preferiva quella scomoda posizione alla tribuna o alla panchina perché in quel modo riusciva a “catechizzare” i ragazzi. Spesso li rimproverava, a volte si complimentava. Finita la partita rientrava nel suo ufficio e con la testa tra le mani ripercorreva a mente tutte le azioni della gara. Finiva sempre per giustificare tutti i suoi ragazzi, brontolando tra sé e sé le scuse e le attenuanti per gli errori commessi in campo. Perdonava tutti, anche quelli che pochi minuti prima aveva strigliato a parole con l’intento di spronarli. Non ammetteva l’indisciplina dentro e fuori dal campo, il comportamento scorretto nei confronti di un avversario o di un arbitro”.
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Parte 1 / Stadio Filadelfia: così è nata la casa del Toro
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 Parte 2 / Stadio Filadelfia e Grande Torino: un binomio divenuto leggenda
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Parte 3 / La Fabbrica del Fila, fucina di talenti per tutti i campionati
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Parte 4 / Vatta: “Al Fila si entra in punta di piedi. Felice che rinasca”
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Parte 5 / Le ombre del Fila: l’Avvocato
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Parte 6 / Le ombre del Fila: il caffè di Brunetto