Sabato 17 ottobre 2015, dopo anni di chiacchiere, polemiche e promesse disattese, partiranno i lavori per la ricostruzione del nuovo stadio Filadelfia. Ottantanove anni dopo la sua inaugurazione verrà posata la prima pietra. Quello che vi proponiamo è un viaggio attraverso i decenni che hanno segnato la nascita del Tempio granata, la sua esaltazione grazie alle gesta del Grande Torino, il suo essere luogo di aggregazione e formazione per i giovani del vivaio, fino all’abbattimento, ai tentativi di ricostruzione e alla più recente costituzione dell’attuale Fondazione Filadelfia. Approfondimenti ed interviste ai protagonisti, oltre ad alcune curiosità legate ai personaggi che hanno reso mitico quello che non è stato solo un semplice stadio.
C’è chi lo beveva amaro, come Pulici, chi con tanto zucchero come Ciccio Graziani, o chi corretto grappa, come Gigi Radice. Il caffè di Brunetto era magico. Lo aveva scoperto per primo Lido Vieri. Il Toro era in cattive acque, la retrocessione ad un passo. Solo una vittoria avrebbe tenuto in vita le matematiche speranze di salvezza. In cartello Torino-Padova. Il giorno della gara il portiere granata si risveglia con un senso di spossatezza, qualche linea di febbre, i sintomi di un’influenza incombente. Nella pancia dello stadio mister Shenkey, è indeciso se sostituirlo con Sentimenti IV, un’altra pedina che viene a mancare in una stagione sfortunata. Lido non vacilla, chiama il magazziniere e gli sussurra all’orecchio di preparargli il suo caffe. Brunetto, che dal Filadelfia all’Olimpico porta sempre con se la Moka, mette la caffettiera sul fornello a gas e in pochi minuti consegna una tazza fumante al portierone. Caffè corretto…Non importa con cosa. Lido scende in campo rinfrancato, sarà il migliore del match (3-1) davanti a soli 4000 spettatori, vittoria che non servirà ad evitare la retrocessione.
Da quel giorno il caffè, ma nel tempo Brunetto si sarebbe specializzato anche con il thè, non mancherà mai nel magazzino del Filadelfia, un angolo famigliare tutto suo dove Brunetto accoglieva giocatori e allenatori, arbitri e giornalisti amici, in uno spirito di accoglienza ed amicizia che lo ha contraddistinto in tutta una vita. A tarda sera dopo aver scaricato borsoni e valigie, si sedeva sullo sgabello a fianco all’elica dell’ I-Elce e con il grasso di foca iniziava a lucidare meticolosamente e con amore le scarpe da gioco di Pulici e Graziani, di Junior e Cravero, sorseggiando in solitudine una tazza del suo caffè.
Parte 1 / Stadio Filadelfia: così è nata la casa del Toro
Parte 2 / Stadio Filadelfia e Grande Torino: un binomio divenuto leggenda
Parte 3 / La Fabbrica del Fila, fucina di talenti per tutti i campionati
Parte 4 / Vatta: “Al Fila si entra in punta di piedi. Felice che rinasca”
Parte 5 / Le ombre del Fila: l’Avvocato