L’esperienza di certo non manca a Carmine Russo, che da quando è stato promosso alla CAN di Serie A ha diretto 111 partite in campionato. Quest’anno, il fischietto di Nola ha arbitrato Bologna-Sassuolo 0-1, Milan-Palermo 3-2 e Inter-Hellas Verona 1-0, senza particolari sbavature nonostante le polemiche di Zamparini dopo la sconfitta dei rosanero contro la squadra di Mihjalovic.

 

Contro il Toro, sono otto i precedenti con il fischietto campano, il cui ultimo risale alla sfida di Coppa Italia dello scorso campionato, dove un brutto Torino (con addirittura Jansson provato a centrocampo) perdeva per 1-3 contro la lanciatissima Lazio di Pioli. Fu la prima partita in granata di Maxi Lopez, unica nota positiva della serata che poi riuscì a confermarsi nelle partite seguenti. Delle tre sconfitte in totale con questo direttore di gara, due sono in Coppa Italia: oltre a quella con la Lazio, fu il Bari di Ventura a battere per 3-1 il Torino di Lerda, in quella che fu una delle stagioni più brutte del Torino di Cairo. La terza sconfitta, sempre per 3-1, risale alla stagione 2013-2014, con il Toro di Cerci e Immobile che perse, dopo il vantaggio iniziale, contro il Parma di Donadoni (segnò anche Alessandro Lucarelli di tacco, in quell’occasione).

 

Tre sconfitte, quindi, ma anche quattro vittorie e un solo pareggio. Quest’ultimo è arrivato nel febbraio 2010, a Brescia, dove la squadra di Colantuono pareggiò 1-1 con gol di Bianchi di tacco. In quell’occasione, venne espulso Rivalta: decisione giusta da parte del direttore di gara. Sempre in cadetteria, il Toro vinse 3-2 a Sassuolo sul finire del campionato. Furono tre punti fondamentali per i peones, che riuscirono a consolidare la classifica in ottica playoff.

 

Le altre tre vittorie risalgono: alla prima in Serie A, in casa, del Toro di Ventura (battuto il Pescara 3-0, con errore di Bianchi su rigore); alla sfida contro il Livorno di due anni fa vinta per 3-1 con splendida tripletta di Immobile; a quella dello scorso anno per 1-0 contro l’Udinese con gol di Quagliarella di testa. Quella squadra era molto diversa da quella attuale, con più incertezze e tanta fatica ad arrivare in gol.