La generazione Mosso ha fatto la storia del Torino. Del primo Torino, precisamente, di quello prima di Superga: una famiglia che ha vissuto una bellissima storia, tutta Italia, di emigrazione e ritorno in patria e che non ha mai dimenticato, nemmeno tra le atrocità della guerra, il piacere di giocare a pallone. Italo Mosso ha avuto il privilegio di calcare i campi del Filadelfia, giovanissimo, negli anni ’50, quando dalle ceneri del Grande Torino si cercava di rifondare tutta una squadra. Da tempo ripeteva: “Finché non vedo gli operai, non riuscirò a credere al rifacimento del Fila”. Da oggi, quello che era un sogno, è diventato finalmente realtà.
Italo Mosso, ci siamo. Questa volta il Filadelfia rinascerà davvero.
E sono lieto di essere smentito. Sono felicissimo, è un sogno che si realizza, per tanti motivi. Intanto per quella che è la storia della mia famiglia, e poi perché l’idea di poter rimettere i piedi nel campo di nuovo in funzione, nel quale avevo giocato da giovane, è per me davvero il massimo. Mi ricordo, oltre a vicende personali legate a mio padre, come fosse ieri che Zoso inseguiva i miei compagni e me che, alla spicciolata e cercando di non farci vedere, andavamo negli spogliatoi di destra per vedere i giocatori della prima squadra. Li adoravamo, li volevamo conoscere. Il Fila era anche questo.
Potrà esserlo di nuovo?
Esattamente come un tempo credo che sia difficile. Io ce l’ho proprio in mente come era, con il campo a schiena d’asino, con il muretto dove ci allenavamo per i palleggi… Ma come si dice sempre, è un posto che, in un modo o nell’altro, ricorda e ricorderà sempre il Grande Torino, e tutta la sua storia.
Cosa vuol dire riavere il Filadelfia, per l’ambiente granata? A cosa potrà servire?
Principalmente, a mio avviso, dovrà essere il punto di ritrovo del cuore del Toro. Quello dove ci vanno i tifosi. Ai miei tempi si andava lì e si discuteva, non necessariamente di calcio. Era un modo per sentirsi tutti parte di uno stesso ambiente, di una stessa squadra. Una volta, cosa che credo difficilmente possa essere replicabile, i giocatori a fine allenamento si fermavano a parlare con i tifosi. C’era molta interazione. Ora non penso questo possa accadere, ma se già potesse servire a cementare l’ambiente, sarebbe un grande passo avanti. Vedo ancora tante divisioni, che possono essere superate. Con il Fila? Può darsi.
E poi ci sarà la Primavera.
Ecco, un altro motivo per gioire del ritorno del Filadelfia. Non ci sarà più la diaspora degli ultimi anni. Ma di nuovo, torniamo al discorso dell’aggregazione: è proprio a questo che servirà questo impianto. Sarà lo spirito che riuscirà a ricreare il suo punto di forza. Quello spirito che, poco per volta, stiamo già riacquistando, anno dopo anno, partita dopo partita (la famiglia Mosso continua a essere abbonata in curva Primavera, ed è una presenza fissa allo stadio, ndr). Ma che con il Filadelfia potrà davvero diventare uno splendido tratto distintivo.