È un Toro da due volti: quello del primo tempo, brutto; quello del secondo, gradevole e grintoso. È un Toro che dimostra di avere ottimi colpi ma non ancora la costanza che si addice alle grandi squadre, che lottano per obiettivi ambiziosi. L’asticella, comunque, sembra davvero essersi alzata. Ecco cosa è andato e cosa no della partita al “Bentegodi” contro il Verona.

 

TOP

 

IL RISULTATO OLTRE AI SINGOLI: poteva essere, e in parte lo è stata, una partita davvero molto difficile. Perdere in un sol colpo due baluardi come Maksimovic e Moretti può far tremare le gambe anche a un colosso. Si aggiunga anche l’infortunio ad Avelar dopo pochi minuti di gioco, e quelle che potevano essere granitiche certezze rischiavano di diventare pericolose insicurezze. Invece no, fortunatamente no. Il Toro ha dimostrato, ancora una volta, di saper essere squadra compatta e quadrata, e di saper andare davvero oltre i pur forti singoli. È la migliore delle basi, per il futuro di una rosa che vuole essere vincente.

 

IL CENTROCAMPO RITROVATO: se ne aveva il sentore leggendo soltanto i nomi, in estate. Se ne è avuto qualche assaggio in occasione delle prime battute ufficiali. Ora si può proprio dire, perché tanti indizi fanno una prova. Il Torino è davvero riuscito ad alzare il tasso qualitativo della sua linea mediana, dopo diverse stagioni in cui il centrocampo è stato, senza nulla togliere a chi ci ha giocato e pure con profitto, raramente il punto di forza del collettivo. Ancora ieri, due gol sono arrivati dalle mezzali, confermando che, quest’anno, gran parte del gioco passerà proprio dai loro piedi. Il solito Baselli, per il quale i tifosi hanno già le mani spellate dagli applausi, e l’atteso Acquah hanno permesso ai granata di agguantare un punto a Verona e di restare ancora imbattuti.

 

LA PRESTAZIONE DI MOLINARO: merita un capitolo a parte. Perché lo scorso anno la stagione fu buona, ma non eccelsa. E l’arrivo di Avelar ha chiaramente tolto spazio all’ex Parma, che ha rinnovato giusto in estate con il Toro. Comincia, male, da difensore centrale. Poi, complice l’infortunio proprio del brasiliano, viene spostato a sinistra, dove fa il diavolo a quattro. Ottima gara, di sacrificio e di abnegazione. E di grande applicazione tattica: si fa sempre trovare al posto giusto al momento giusto, e non è un caso che il secondo gol sia stato generato proprio da una sua, ennesima, sgroppata sulla fascia.

 

LE PAROLE DI VENTURA NEL POSTPARTITA: alzare l’asticella vuol dire anche non accontentarsi. E ieri, il Toro, avrebbe potuto farlo, riuscendo a portare via un punto, di rimonta, in situazione di palese difficoltà a causa degli infortuni. Invece il Ventura che si è presentato in zona mista ha detto chiaramente le cose come stavano: bene per il punto, male per la prestazione. Ha addirittura parlato di “passo indietro“, espressione forte, che però deve servire da monito per i ragazzi granata. Se il Toro vuole davvero tornare a vincere, non si può accontentare. Questione di mentalità, prima ancora che di tattica.

 

FLOP

 

IRRATI E TONI: entrambi legati dal doppio filo della disciplina in campo. L’uno dovrebbe saper farla rispettare; l’altro dovrebbe, dall’alto della decennale esperienza in Serie A, saperla seguire. E invece l’attaccante diventa quasi indisponente con tutte le rivendicazioni a braccia aperte e occhi sbarrati, urlando allo scandalo quando, di scandaloso, sono le ripetute simulazioni. Il direttore di gara, invece, si lascia troppo spesso ingannare, senza nemmeno prendere provvedimenti. E sul rigore non assegnato al Toro, più che quello assegnato contro i granata, sbaglia clamorosamente.

 

IL PROBLEMA DEL PRIMO TEMPO: il Toro è un diesel, poco da fare. Ma nei primi tempi delle gare fin qui giocate, subisce davvero troppo. Non è andata diversamente ieri, con il Verona che ha tenuto in mano la partita per praticamente tutti i 45′ della prima frazione di gara, di fronte a un Toro imbabolato, quasi impaurito. Una tendenza che va necessariamente cambiata e corretta, anche perché le rimonte sono avvincenti, ma non riescono sempre. Anzi, al Toro stanno riuscendo fin troppo spesso, rispetto agli standard di una qualsiasi squadra di Serie A.

 

GLI ESORDI DAL PRIMO MINUTO DI OBI E BELOTTI: non si mette la croce sopra a nessuno, ma la partita dei due giocatori è stata purtroppo deludente. Lo stesso Ventura, a fine gara, si è detto, parlando dell’attaccante, “dispiaciuto” del fatto che la sua prima in granata sia coincisa con la più brutta delle partite finora giocate dal Toro. Troppa inconsistenza da parte di entrambi, e troppi errori. Adesso che il ghiaccio si è però rotto, ci si aspetta qualcosa di più.

 

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