Mercoledì 4 maggio 1949, ore 09,45. Il trimotore I-Elce delle Aviolinee Italiane decolla dall’aeroporto di Lisbona, dove il Grande Torino si era recato per rendere omaggio al campione portoghese Francisco Ferreira.
Il volo atterra alle 13 a Barcellona e, mentre l’aereo viene rifornito di carburante, i granata pranzano con i calciatori del Milan, diretti a Madrid. Su Torino intanto, giĂ da diverse ore si sta abbattendo un diluvio rabbioso ed incessante, tutta la regione è in stato di allarme per le forti piogge cadute copiose nelle ultime ore.
Alle 14,55 l’I-Elce riparte. Sorvola Tolone, Nizza e Savona.Â
“Quota 2000 metri, voliamo al di sotto delle nubi. Tra 20 minuti saremo a Torino”, radiotelegrafa il pilota. Al campo volo dell’Aeritalia, intanto, si fissa con preoccupazione quel cielo plumbeo, con le sue nubi cariche di pioggia; alle 17.02, l’ultimo contatto. Il tenente colonnello Luigi Meroni chiede alla torre di controllo la situazione meteorologica. “NuvolositĂ intensa, raffiche di pioggia, nubi 400 metri, visibilitĂ scarsa”, cui segue l’ultimo messaggio dalla cabina: “Ricevuto, sta bene, grazie mille”.
Vengono immediatamente avvisate le torri di controllo di Milano e Genova, così come quelle di Barcellona, Roma e Firenze. Nulla.Â