Direttore, se il Torino dovesse prendere Belotti farebbe un grande acquisto?
Senza alcun dubbio, e infatti non so se il Palermo se ne priverà. È un giocatore dal profilo davvero interessante: forte fisicamente, generoso, attacca gli spazi, ha grande capacità di finalizzazione, è bravo di testa e con entrambi i piedi. È completo? No, va affinato, ma con Ventura che è molto attento a far seguire gli schemi e i movimenti nel reparto avanzato, può davvero fare un salto di qualità in avanti notevole. Mi ricordo ancora quando lo scoprii: mi ero allontanato dal Palermo, e dovendo stare fermo avevo deciso di guardare delle partite, aggiornarmi. Rientrai in verità in rosanero dopo pochi mesi, ma mi erano bastati per andare a vedere alcune partite di Under 21 a Roma, dove giocava questo ragazzo dell’AlbinoLeffe. Mi colpì da subito: aveva una grinta da veterano.
Dice di non sapere se il Palermo se ne priverà, eppure, nonostante la cessione di Dybala, sembra che con l’offerta giusta (7 milioni, ndr) potrà lasciare i rosanero.
Mi meraviglierebbe, ripeto, ma nel calcio nulla è impossibile. A Palermo hanno sicuramente deciso di puntare su Vazquez, che ha fatto un campionato eccellente e che diventerà il perno della prossima squadra: non a caso stanno cercando un giocatore sudamericano che possa essere complementare a lui nel reparto. Ecco, forse Belotti non è così adatto a giocare con Vazquez, per questo potrebbe lasciare. Ma ci vorrà un’offerta davvero convincente.
Un po’ come quella che dovrebbe portare Cairo a cedere uno dei sui big: Darmian.
Matteo è un giocatore strepitoso, se fossi il ds di un’altra squadra, e guardassi al Torino, vorrei sicuramente intavolare una trattativa per lui. Ha gamba, corsa, buon piede, non a caso era già piaciuto a Conte quando era alla Juve, prima ancora che diventasse CT della Nazionale. Purtroppo quando ero al Palermo dovetti trattare la sua cessione al Toro: Non potevamo competere con il club di Cairo: noi eravamo appena retrocessi, e avevamo bisogno di monetizzare. E poi il giocatore voleva restare a Torino.
Lo stesso accadde per Glik?
Esattamente, ma confesso che una crescita come la sua non me l’aspettavo. Seguo da molto il calcio polacco, è una realtà in grande crescita, potrà sfornare grandi talenti. Glik mi ha sorpreso, è un difensore puro e vero. Segna tanto? Sì, ma prima di tutto sa difendere. Il Torino perderebbe moltissimo, in caso di una sua partenza.
Meglio farebbe Cairo a confermarlo?
Non posso dare consigli al presidente. Ormai è esperto, sa che fare con i suoi big: Darmian di fronte a certe cifre è forse meglio che parta; ma se potesse fare un sacrificio su Glik, ecco, lo incoraggerei. Kamil non è soltanto un calciatore, è un simbolo per tutta la realtà del Toro. Quando si ha un tipo di giocatori così, che vanno davvero ben oltre il campo, vale la pena fare di tutto per tenerli. Possono aiutare moltissimo.
La sensazione è che il Toro, quest’anno, farà un mercato principalmente orientato verso l’Italia. Scelta condivisibile?
Sì, decisamente. E mi sembra una tendenza di un po’ tutto il nostro panorama. Finalmente. Arrivavano spesso stranieri improbabili, senza aggiungere nulla al nostro campionato e anzi togliendo spazio ai giovani dei vivai. Bisogna dare fiducia a chi già c’è, si fa anche meno fatica con l’ambientamento. Spero che, una volta imboccata questa strada, si continui così.
C’è un giocatore del Toro da cui si aspetta molto, per il prossimo anno?
Sì, ed è un ragazzo a cui sono molto legato. Parlo di Gazzi: professionista esemplare, umile, generosissimo dentro e fuori dal campo. Mi è sempre piaciuto molto, e non a caso lo acquistai quando andai al Siena, dopo l’esperienza a Bari. Lavora sempre in silenzio, ma lavora tantissimo. Un giocatore così è il valore aggiunto per ogni allenatore.
Già, l’allenatore: Ventura ancora al Toro, per il quinto anno consecutivo. Si è mai chiesto come mai in passato abbia faticato a trovare questa continuità?
Io del mister ho grandissima stima, tant’è che lo rilanciai a Bari, dopo l’annata disastrosa con il Pisa. Lo volli fortissimamente in Puglia per sostituire Conte perché l’ho sempre ritenuto uno dei pochi insegnanti veri di calcio. Ora mi chiedete perché ha faticato: perché ha bisogno di essere assecondato, deve riuscire a entrare in simbiosi con i suoi giocatori. Ha bisogno di più tempo rispetto ad altri allenatori, forse, ma se entra nella sintonia giusta può fare grandissime cose. Come a Torino. Quest’anno, con tutti questi cambiamenti in panchina, forse si sarebbe meritato anche lui una chiamata da una grande, senza nulla togliere al Toro sia chiaro. Per fortuna dei granata, anzi, è rimasto. E può fare ancora molto.