Antenucci, lei ha giocato insieme a Okaka a La Spezia. Che giocatore è?

E’ un attaccante che ha nella potenza e nel fisico le sue doti migliori. Potrei definirlo come la classica prima punta, quella che ti aiuta a far salire la squadra e quindi è molto utile nelle varie fasi di gioco. Certamente, però, gli manca ancora qualcosina in fase realizzativa: è lì che deve migliorare. Le qualità per farlo, comunque, non gli mancano affatto.

 

L’attaccante della Samp dovrebbe adattarsi al 5-3-2: può essere funzionale a questo modulo?

Ormai gli attaccanti moderni devono sapersi integrare in qualsiasi modulo perché gli allenatori, anche a seconda delle squadre che affrontano, cambiano spesso schema di gioco. Sicuramente il 3-5-2 di Ventura verrebbe assimilato alla perfezione da Okaka, non solo per le qualità che ha il giocatore, ma anche perché è sempre più facile adattarsi a una squadra organizzata: e il Toro, di organizzazione tattica, ne ha davvero tanta.

 

Qualora approdasse in granata, andrebbe a formare un reparto offensivo con Maxi Lopez e Quagliarella: un attacco di sicuro livello

Ventura, con questi due giocatori, ha avuto a disposizione molto importanti, visto che entrambi sono già dei giocatori affermati per la categoria. Maxi ha vestito anche la maglia del Barcellona, Quagliarella quella della Nazionale italiana: sicuramente non mancherebbe la concorrenza per Okaka, ma sono convinto che potrebbe giocarsi una maglia da titolare con i due attaccanti già in rosa.

 

Quel che è mancato all’attaccante della Sampdoria, probabilmente, è la continuità: pensa che potrebbe consacrarsi definitivamente sotto la Mole?

Okaka è un giocatore che davvero grandi doti fisiche e tecniche, ma è anche molto generoso in fase difensiva: probabilmente così facendo perde lucidità in zona offensiva. Certo, è molto importante avere un attaccante che torna, difende e lavora per la squadra, ma deve anche e soprattutto segnare. Non so se può consacrarsi definitivamente, quel che è certo è che dipende solo e soltanto da lui, perché ha qualità da vendere.

 

Ha lasciato il Toro subito dopo la promozione: ti aspettavi una crescita così immediata della squadra sotto il profilo dei risultati?

Quando me ne sono andato, eravamo appena tornati in serie A e le aspettative erano enormi. Avevo intravisto delle enormi basi per poter crescere e migliorare di anno in anno, ma non pensavo che in soli tre anni potessero raggiungere dei risultati così importanti. Questo vuol dire che il lavoro paga, che l’organizzazione, a tutti i livelli, è molto alta e che così facendo i tifosi potranno togliersi grandi soddisfazioni.

 

Ultima riflessione: lei ha giocato per diverse stagioni a Catania. Cosa ne pensa di ciò che è accaduto proprio ieri al presidente Pulvirenti e a tutta la società?

Sono rimasto molto sorpreso, anche perché ho vissuto da molto vicino il mondo del calcio in Sicilia e non mi aspettavo assolutamente un epilogo del genere. Spiace tanto per le persone perbene e soprattutto per i tifosi, che sono le vere vittime di tutto questo schifo. Purtroppo parliamo tanto di voler esportare un’immagine pulita del nostro calcio, di voler riportare questo sport come era una volta, ma ogni estate esce uno scandalo nuovo. 


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