Le lacrime di gioia e felicità dopo il rigore appena segnato hanno un valore enorme per Simone Edera. Un ragazzino che, davvero, ha fatto tutta la trafila delle giovanili in granata, e ora questa maglia se la sente addosso. E’ arrivato al Toro a sette anni, piccolissimo, scoperto da un certo Silvano Benedetti, con cui mantiene un rapporto di profonda stima e rispetto. E il post con cui, sulla sua pagina Facebook, ha celebrato l’abbraccio con il responsabile della scuola calcio granata lo conferma.

 

Il suo gol decisivo contro la Lazio è il giusto riconoscimento dopo i sacrifici compiuti durante questa lunghissima esperienza al Toro. Scoperto all’Oratorio di Don Bosco, Edera muove i primi passi in granata dai sette anni, fino ad arriva, in questa stagione, in Primavera. Un’annata particolarmente fortunata quella del ragazzo, tra Europa League e contratto. Già, perché oltre ad entrare nella storia come l’uomo dello scudetto, l’attaccante classe ’97 è stato portato da Ventura nella spedizione europea di Helsinki e Cairo l’ha blindato con un quadriennale a cifre monstre. Un periodo magico, e ora la voglia, anzi l’imperativo di confermarsi: insieme ai suoi coetanei Zaccagno, Candellone, Martino e Zenuni, farà parte dello zoccolo duro della prossima Primavera, che avrà il difficile compito di ripetersi e la stimolante sfida della Youth League, la Champions dei giovani.

 

Tanti addetti ai lavori hanno cominciato a conoscerlo in questa annata, la prima tra le fila di Moreno Longo. Una prima esperienza in Primavera da considerare assolutamente positiva: oltre venti presenze, condite da un bottino discreto di cinque reti, di cui due doppiette contro Pro Vercelli e Bologna. Proprio con gli emiliani, uno dei ricordi più brutti per Edera: l’errore dal dischetto nella gara di andata, in casa granata a Grugliasco, che comunque non ha influito sul successo della squadra di Longo. Un incubo, però, che lo ha accompagnato fino alla finale scudetto contro la Lazio. Non si era mai ripresentato dagli undici metri, e ha avuto sui piedi un pallone pesantissimo. Ce l’ha avuto sul sinistro, però, il suo preferito, dopo che con il destro aveva sbagliato un’occasione clamorosa all’ultimo secondo dei tempi regolamentari e, nei supplementari, aveva colpito un palo. Col mancino, non ha perdonato: palla da una parte, Guerrieri dall’altra e scudetto che torna a Torino. 


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