Il dottor Paolo Cavallo analizza l’infortunio alla mano che ha colpito Alfred Gomis, il portiere granata in prestito al Bologna
Gennaio mese di calciomercato: acquisti, cessioni, riscatti e prestiti. Quale occasione migliore per fare il punto su uno dei frutti del vivaio granata, ovvero Alfred Gomis? Il portiere di origini senegalesi aveva iniziato la stagione sportiva con la prospettiva di giocarsi la titolarità con Padelli, alcuni errori nel precampionato e l’arrivo di Joe Hart hanno però chiuso molte possibilità al ragazzo che è stato prestato al Bologna fino al 30 giugno. La sfortuna però è in agguato e il 6 settembre, durante una seduta di allenamento in terra emiliana, si rompe la mano. La diagnosi è quella di frattura del V metacarpo.
La mano si può dividere anatomicamente in 3 parti: le ossa del carpo (polso) che garantiscono la continuità con l’avambraccio, il metacarpo e le dita. Il metacarpo è formato da 5 ossa lunghe, disposte a raggiera, che prendono rapporto prossimalmente con le ossa carpali e distalmente ogni singolo osso del metacarpo si articola con la falange prossimale di un dito. Come per le dita, le ossa metacarpali sono numerate da I a V partendo dal primo osso che si articola con il pollice e arrivando al quinto osso che è quello che si articola con il mignolo.
Le fratture delle ossa metacarpali avvengono in genere in seguito a traumi diretti della mano: distorsioni, urti violenti, schiacciamenti. Le fratture più comuni sono quelle del IV e del V osso metacarpale che avvengono in seguito ad impatti a pugno chiuso, sono anche chiamate le “fratture del pugile” perché molto comuni nei praticanti questa disciplina.
La mano con frattura metacarpale si presenta gonfia, molto dolorante e può essere associata impotenza funzionale per alcuni movimenti. Per una corretta diagnosi è necessario effettuare delle radiografie della mano in modo da capire entità e gravità della lesione.
La terapia delle fratture metacarpali può essere tradizionale con gesso o bendaggio a palla oppure di tipo chirurgico. La terapia tradizionale si può applicare laddove i monconi ossei della frattura non siano troppo distanti tra loro e non devono esserci rotazioni. Se invece la frattura è più complessa, per garantire un ottima ripresa funzionale, bisogna valutare l’opzione chirurgica. Per quanto riguarda la chirurgia ortopedica della mano si possono utilizzare diverse tecniche in base al tipo di frattura e alla posizione dei monconi ossei: dal riallineamento mediante fili guida (fili di Kirschner), l’utilizzo di placche o viti e in alcuni casi fissatori esterni.
La terapia riabilitativa può essere iniziata già dopo 15 giorni circa dall’intervento chirurgico, per quanto riguarda la ripresa dell’attività negli sport di contatto bisogna invece aspettare almeno 30 – 40 giorni al fine di evitare spiacevoli ricadute
Nel caso specifico di Alfredo Gomis, il giocatore ha subito in data 7 settembre un intervento chirurgico per la riduzione della frattura del V metacarpo. Ha effettuato successivamente il ciclo di terapie riabilitative ed è tornato a piena disposizione dell’allenatore esordendo il 1 dicembre in coppa Italia nella partita vinta dal Bologna 4 reti a 0 contro l’Hellas Verona.
Si ringrazia il dott. Paolo Milano per la collaborazione.
Certi commenti sono vergognosi per un ragazzo d’oro che ci tiene al Toro più di ogni altra cosa. Tecnicamente fortissimo molto più dellinglese miglior portiere della b per due stagioni. È stato gestito malissimo a inizio stagione, spero sarà il nostro titolare il prossimo anno così molti dovranno andare a… Leggi il resto »
Da prestare a qualcuno chelo fa giocare se no meglio in si sport con Hart
Vedo gomis e ricordo padelli sghignazzante dopo la cappella in Portogallo……
Pensa come avrà sghignazzato quando ha visto arrivare Hart…. ?