Simone Verdi, si aspettava di essere riscattato dal Milan?
Per me è stata una sorpresa, da quel che leggevo pensavo mi riscattasse il Toro, invece alla fine tornerò interamente del Milan.
Contento?
È la squadra nella quale sono cresciuto: vedremo cosa accadrà quest’estate, intanto partirò in ritiro con i rossoneri e cercherò di mettermi in luce. Sarà difficile, lo so, perché c’è tanta concorrenza e dovrà essere lo staff a decidere.
Quattro anni a metà tra Toro e Milan, un anno e mezzo sotto la Mole. Cosa le ha lasciato l’esperienza in granata?
Sicuramente sono cresciuto molto. Quando sono arrivato al Toro ero alla prima esperienza tra i professionisti, arrivavo dalla Primavera ed è stato un salto importante. Non ho avuto molto spazio, spesso sono rimasto in panchina, e ripensandoci forse avrei dovuto avere un atteggiamento più deciso.
In che senso?
Ho accettato la panchina perché so che anche così si può imparare molto, specie se si è giovani e si ha davanti gente con maggiore esperienza. Ho sempre cercato di farmi trovare pronto e mi sono messo a disposizione: avrei potuto mettere ancora più in difficoltà il mister,durante gli allenamenti.
Qualche rimpianto?
Tutto sommato no. Torino è una città che mi è rimasta dentro e che mi ha fatto trovare l’amore. Una società importante, una piazza con dei tifosi splendidi. Ho dato il massimo, ora guardo avanti e volto pagina.
Poco spazio, specie dopo la promozione, poi il prestito alla Juve Stabia e l’anno successivo all’Empoli. Decisione presa da lei?
Beh, sicuramente per me sarebbe stato meglio giocare e anche il Toro aveva interesse a valorizzarmi, è stato giusto così.
Com’è stato il rapporto con Ventura?
Buono, mi ha voluto a Torino, grazie a lui e a Petrachi ho indossato la maglia granata, poi soprattutto in serie A la concorrenza si è fatta più agguerrita e per quello abbiamo valutato il prestito.
Quindi per un giovane in Italia è ancora difficile ritagliarsi dello spazio?
Non ne sono convinto del tutto. Penso che, con le dovute differenze che ci sono da squadra a squadra, non è vero che all’estero i giovani giocano e in Italia no. Credo che i giovani pronti abbiano il giusto spazio anche da noi. L’ho vissuto ad Empoli con Rugani.
Empoli, però, è una sorta di isola felice…
Di sicuro c’è una mentalità diversa. Si crescono tanti dei giovani del vivaio, si fanno giocare e poi se è il caso si vendono. In questo Sarri è stato molto bravo, l’ho visto con i miei occhi, ha fatto un ottimo lavoro con chi aveva meno esperienza, ha tirato su un bel gruppo.
Potrà fare bene al Napoli? Quali sono i punti di contatto con Ventura?
Gli auguro di fare bene, ma sicuramente deve essere messo nelle condizioni di farlo. Ci vuole pazienza, lo dovranno lasciare lavorare. Ha molte cose in comune con Ventura: soprattutto l’attenzione nel preparare le partite. Anche con Sarri guardavamo tanti video dell’avversaria e provavamo soluzioni tattiche sul campo: da quel punto di vista sono entrambi preparatissimi.
Lei faceva parte del primo gruppo di Ventura, quello partito dalla B. Stupito dei risultati ottenuti dal Toro nell’ultima stagione?
No, perché i leader di oggi erano leader già allora. Darmian, Glik e Vives sono rimasti e hanno contribuito a questa scalata. Merito del mister e di un tipo di gioco che valorizza soprattutto i difensori: non è un caso, è quel sistema di gioco che aiuta ad esprimersi al top.
A proposito di top, Darmian potrebbe spiccare il volo. Si aspettava una tale crescita?
Sì, perché si vedeva già al Milan. Sono molto contento per lui, ha talento ed è riuscito a tirarlo fuori, merita gli elogi e ha dimostrato di valere molto.
Giovani interessanti in orbita Toro: Benassi riscattato del tutto e Sabelli seguito con attenzione da Petrachi. Lei è stato con loro in Under 21, come li ha visti?
Credo che Benassi abbia dimostrato nel corso della stagione ma anche all’Europeo di meritare un’opportunità. Sabelli è un ragazzo che si impegna sempre al massimo, a partire dal singolo allenamento, è uno che non molla. Credo che questo sia il minimo per meritare il corteggiamento del Toro.