Torna l’appuntamento con Bordocampo, la rubrica del dottor Paolo Cavallo, che quest’oggi ci spiega l’infortunio occorso a Lyanco

La caviglia è l’articolazione che unisce la gamba al piede, in particolare la tibia e il perone alle ossa astragaliche. I malleoli mediale e laterale, rispettivamente di tibia e perone (o fibula), e la superficie caudale della tibia si articolano con le faccette articolari dell’astragalo. I movimenti concessi sono quelli di flessione ed estensione del piede ma non quelli di rotazione. L’articolazione è composta e rinforzata da legamenti: il legamento deltoideo o mediale e i legamenti laterali. I laterali sono tre legamenti separati che uniscono il malleolo fibulare al talo (talo-fibulare anteriore e posteriore) e al calcagno (calcaneo-fibulare). Il legamento mediale o deltoideo è composto da quattro fasci : legamento tibio-astragalico anteriore, tibio-astragalico posteriore, tibio-navicolare e tibio-calcaneare.

Insieme all’azione di stabilizzazione esercitata dai legamenti vi è la presenza dei tendini che collegano i muscoli alle ossa dando così ad all’articolazione la possibilitĂ  del movimento. Tra i tendini il piĂą importante è il tendine d’Achille che collega i muscoli del polpaccio all’ osso calcaneare. I traumi piĂą comuni che colpiscono la caviglia sono le distorsioni, ovvero movimenti anomali ed abnormi non fisiologici che provocano uno stiramento o una rottura dei legamenti e, nei casi piĂą gravi, anche lesioni ossee. Le distorsioni di caviglia rappresentano il 20-30% dei traumi sportivi e sono un evento particolarmente frequente in sport come il calcio dove corsa, salti, impatti con il pallone, contrasti e terreni non regolari sono parte integrante della quotidianitĂ  dell’atleta. La lesione del legamento deltoideo avviene in seguito a una distorsione in eversione del piede, evento traumatico meno frequente rispetto alla distorsione in inversione che danneggia solitamente il comparto laterale.

Successivamente al trauma è comune la presenza di dolore, impotenza funzionale e gonfiore nella parte mediale della caviglia. La valutazione dell’entità della lesione si può stratificare mediante indagine ecografica e/o risonanza magnetica. La gravità delle lesioni è classificata in quattro gradi crescenti: grado I ovvero lesioni edematose senza presenza di soluzione di continuità legamentosa; grado II lesioni di meno del 30% delle fibre legamentose; grado III lesioni di più del 50% delle fibre legamentose e grado IV lesione completa. In fase acuta il protocollo terapeutico prevede l’immobilizzazione della caviglia mediante fasciatura o bendaggio, l’applicazione di ghiaccio, il riposo funzionale e l’elevazione dell’arto al fine di ridurre al minimo la formazione di edema (gonfiore).

L’indicazione chirurgica è riservata ai casi che presentano associazione di lesioni ossee o nei gravi traumi discorsivi con interessamento di tutto il comparto esterno. La sutura isolata del legamento, quando rotto singolarmente, non abbrevia i tempi di guarigione ma aumenta le possibili complicanze post-chirurgiche. Nelle lesioni fino al III grado in fase sub acuta è molto utile la fisioterapia e l’utilizzo di farmaci antinfiammatori per ridurre edema e dolore al fine di una mobilizzazione precoce. Nella fase di rieducazione bisogna avvalersi di supporti esterni quali bendaggi funzionali o cavigliere durante tutta la fase di recupero della propriocettività prima e atletica poi. Nello specifico caso di Lyanco, la rottura è stata parziale ed è necessario circa un mese perché avvenga la completa guarigione del legamento minimizzando così il rischio di ricadute.

Per la preziosa consulenza si ringrazia il dott. Paolo Milano (S.C. Ortopedia Ospedale S.S. Annunziata – Savigliano)


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7 anni fa

Che sfiga. Speriamo di recuperarlo presto per dare respiro a moretti.

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